DISTURBI DELLA PERSONALITÀ

Disturbo dell’identità sessuale tra normalità e patologia

Disturbo dell’identità sessuale tra normalità e patologia

Premesse

A partire dalla teoria Junghiana sulla bisessualità fino all’approccio evoluzionista, è stato ampiamente dimostrato che nel cervello sono presenti, già al momento della nascita, ambedue le caratteristiche sessuali che all’inizio prevalentemente femminili poi le predisposizioni genetiche e l’attaccamento alle figure genitoriali e non ultimo la cultura determineranno lo strutturarsi e il definirsi di una chiara identità sessuale rispetto a l’altra. La caratterizzazione definitiva delle differenze sessuali è quindi il risultato di una catena di effetti che procede dai geni, all’apprendimento e all’ambiente che contribuiscono a modificare il sistema ormonale, il funzionamento del cervello, dove questi fattori si influenzano reciprocamente e assumono una valenza significativa in rapporto alle caratteristiche individuali che tengono conto della plasticità neuronale di cui è dotato il cervello e dei fattori epigenetici che si modellano in funzione dell’adattamento all’ambiente. Questa unità biopsicosociale mette in evidenza la continua interdipendenza tra il cervello, gli ormoni, il comportamento e l’ambiente spiega i potenti effetti degli stati emotivi sulla sessualità e sulla riproduzione. Nella specie umana, la differenziazione sessuale inizia dopo la sesta settimana di gestazione, prima della quale il feto è bisessuale. In seguito, esso evolve verso la sua definizione attraverso un procedimento che coinvolge il sistema neuroendocrino, a partire dal sessogenetico (XX e XY). Ma il programma di base è predisposto per costruire una femmina, l’embrione geneticamente maschio, per potersi sviluppare come tale, deve sopprimere il programma di base (defemminilizzazione) e far scattare al suo posto un programma maschile (mascolinizzazione). Infatti non esistono ormoni solo maschili o solo femminili. Attualmente è accertato che la differenziazione sessuale del SNC è fondamentale per sviluppare e sostenere i diversi circuiti neuroendocrini attivi nel maschio e nella femmina (ciclo mestruale ecc) ma tale evoluzione procede di pari passo con le esperienze emotive che il soggetto stabilisce con le figure significative della storia affettiva e con il contesto socio-culturale di appartenenza. Per cui il cervello maschile va strutturato e costruito nel corso dell’intera esperienza di vita. Dal momento che tra i maschi e femmine esistono comunque delle nette differenze morfologiche e funzionali è chiaro che grande importanza andrebbe riservata e particolare attenzione nell’educazione dei bambini sottolineando in modo chiaro la loro diversificazione. Pertanto sarebbe completamente sbagliata la tesi secondo cui bisognerebbe considerare ininfluenti le differenze sessuali nell’educazione dei bambini. Questa è la tesi di un libro pubblicato qualche anno fa dal dottor Leonard Sax, psicologo e medico di famiglia.nel suo libro “Why Gender Matters” sostiene l’importanza dell’educazione alle differenze sessuali (L.Sax.Random House,05). Secondo questa teoria, i maschi e le femmine si comporterebbero in modo diverso a causa del diverso modo in cui sarebbero stati educati, o a causa dei fattori culturali. Sax racconta di come nella metà degli anni ’90 aveva iniziato a ricevere un numero sempre maggiore di ragazzi nel suo ufficio per una presunta carenza nella loro capacità di concentrazione. Il vero problema, ha poi scoperto Sax, era che gli alunni della seconda e terza elementare avevano degli insegnanti incapaci di comprendere le differenze di apprendimento tra maschi e femmine. Inizialmente, spiega l’autore, l’udito e anche il linguaggio delle femmine è più sviluppato rispetto ai quello dei maschi. Pertanto il tono di voce usato da un’insegnante donna può andare bene per le femmine, ma non attira l’attenzione dei maschi. Certo è che il contesto socio culturale, la moda e le abitudini alimentari l’assunzione dei ruoli sociali contribuiscono ad aumentare questa confusione. Pensiamo ad esempio a certi lavori che un tempo erano esclusivo dominio dei maschi e che ora sono diventati appannaggio del “gentil sesso”, pensiamo alle arti marziali, all’impiego delle donne in attività belliche, nei servizi di polizia, nella magistratura ecc. Nella nostra cultura di transizione trovare dei modelli sessuali ben definiti è diventato, per le nuove generazioni, un problema sempre più difficile, per questa ragione, rispetto al passato, c’è un aumento preoccupante di omofobia e problemi di identità di genere sia tra i maschi che tra le femmine, senza parlare dei disturbi del transessualismo. La modernizzazione della nostra società ha visto una progressiva equiparazione dei ruoli sessuali che ha innescato un processo di mutamento dei comportamenti all’interno della coppia che rende difficile il definirsi del senso di appartenenza di genere e di ruolo sessuale. L’affermarsi, nell’organizzazione della società, del principio di uguaglianza e dei diritti personali contro il principio gerarchico, colpisce al cuore la base stessa della differenziazione tra i sessi come storicamente e filogeneticamente si è venuta a determinare nel corso del tempo nella specie umana. La riflessione femminile emersa in questi ultimi anni si è concentrata sul problema di come coniugare uguaglianza e differenza, cercando cioè di superare il modello emancipazionista, che prevede il raggiungimento dell’uguaglianza a tutti i costi con gli uomini, ed affermando nel contempo una valorizzazione del genere femminile, in modo che la differenza sessuale sia vista come un elemento di arricchimento per la nostra società e non come causa di svantaggio per i soggetti femminili. Soprattutto in considerazione degli svantaggi che questa uguaglianza ha determinato per la donna d’oggi e di conseguenza anche per la famiglia, pensiamo al continuo conflitto di ruolo tra donna “ angelo del focolare domestico” e la “donna in carriera” legata al mondo del lavoro. Mentre l’uomo contemporaneo è sempre più preso da ruoli domestici con conseguenze negative che questa confusione di ruoli può determinare per l’educazione dei figli, sui delicati equilibri esistenti all’interno del rapporto di coppia.
In una prospettiva psicosociale, Eagly (1987) ha affrontato la psicologia delle differenze di genere, considerando i problemi metodologici legati a questo tipo di studi. In particolare ha esaminato le diverse convinzioni che la gente possiede rispetto alle differenze di genere. .
Gli studi relativi agli stereotipi legati di sessi indicano che, nella vita sociale, le donne sono percepite come continuamente interessate al benessere altrui, mentre gli uomini sono molto più interessati a sé stessi e alla direttività. L’analisi della Eagly, ha dato validità agli stereotipi riguardanti il comportamento sociale dei sessi. La studiosa ha messo a punto un modello concettuale basandosi sulla teoria dei ruoli e nelle ricerche effettuate nel campo dell’influenza sociale. In questo senso è da tenere in forte considerazione l’appartenenza a un gruppo e le pressioni sociali esercitate sull’individuo in quanto appartenente ad un sesso. Appartenendo a gruppi di sesso diverso, uomini e donne hanno aspettative diverse rispetto al ruolo svolto nell’esercizio dell’attività professionale, e di quanto questo incida sulle competenze e convinzioni differenti riguardanti il comportamento sociale. .
Il ruolo attribuito a ciascun sesso è condizionato da un insieme di aspettative consensuali che non riguardano solo il comportamento dell’individuo, ma anche quello degli altri e che si riflettono continuamente nella definizione della propria identità sessuale direttamente e indirettamente sulle altre disfunzioni della sfera sessuale. Questa confusione si è diffusa in modo impressionante anche nell’ambito di certa “sessuologia” dove viene sempre più incoraggiatola bisessualità come rimedio contro l’omofobia e nei disturbi d’identità di genere un esplicito incoraggiamento alla bisessualità con conseguente e preoccupante aumento di soggetti che spesso praticano l’omosessualità come rimedio per questi problemi (Cass, Coleman 82). La sessuologia dovrebbe incoraggiare e rafforzare le differenze sessuali e tutto ciò che rafforza la femminilità e la virilità nella loro espressione somatica in quanto sulla differenza che si fonda l’attrazione sessuale e la riproduzione della specie. (Zwang, 82). Le nostre due componenti femminile/maschile coesistono e sono parti integranti nella formazione della personalità per cui sarebbe opportuno accompagnare il processo di maturazione sessuale, ad una azione psicoeducativa finalizzata ad un riorientamento all’eterosessualità proprio in considerazione di questi delicati equilibri della identità sessuale. La interdipendenza di queste due componenti maschile/femminile sono evidenti nella dinamica stessa dei nostri rapporti interpersonali: ci innamoriamo della nostra parte femminile che vediamo riflessa nella donna che amiamo e ci riconosciamo maschi nell’amico del cuore con cui condividiamo gioie e dolori, ciascuna delle due è parti viene continuamente riflessa nell’altro/a.

Considerazioni Storiche

Se guardiamo indietro nel tempo la liberalizzazione dei costumi per quanto riguarda la sessualità trae origine in un momento storico abbastanza recente che si colloca a cavallo tra gli anni del dopoguerra e il 60/80. Durante questo ventennio ha inizio il movimento di contestazione del 68 con la rottura di certi stereotipi, appartenenti alla cultura fascista che aveva imposto come espressione dell’idealismo filosofico tedesco la esaltazione del “super uomo” che aveva finito con l’imporre una cultura repressiva maschilista e bigotta che aveva determinato lo sviluppo di tabu e di pregiudizi sessuali e raziali. Più naturale e giusta appare cosi la contestazione che si è avuta negli anni sessanta/settanta che ha dato vita ad un processo di cambiamento che vedeva in prima fila il bisogno di affermazione della donna, compreso il diritto di esprimere i propri bisogni sessuali senza ipocrisie e senza pudori, superando il ruolo passivo e di sottomissione nei confronti di una cultura eccessivamente repressiva, questo movimento di liberalizzazione è coinciso con l’emancipazione dei costumi che ha determinato cambiamenti storici importanti nella musica, nella moda nel mondo accademico e nella cultura e non ultimo l’affermarsi della sessuologia (Master &Johnson, 70). Di questa importante fase storica della società contemporanea oggi raccogliamo molti benefici ma anche troppe conseguenze negative che derivano da una esasperazione ed esaltazione di un “permissivismo” a cui fa da sfondo una cultura consumistica fatta di apparenze ma carente di “contenuti morali” e quello che assistiamo può essere definita una vera e propria “decadenza dei costumi”.Un eccesso di liberismo che l’avvento della tecnologia ne ha accresciuto la valenza corruttiva, per cui ci troviamo di fronte ad un eccesso di permissivismo che rasenta l’immoralità. Nella relazione di coppia e in particolare nei giovani adolescenti durante la fase di corteggiamento spesso la donna ha assunto un ruolo attivo sostituendosi all’uomo che da “cacciatore” e diventato “preda”, ma questo cambiamento di ruolo ha determinato gravi difficoltà di comunicazione tra i due sessi generando confusione, ansia di prestazione e senso di inadeguatezza soprattutto tra i giovani maschi. La società tecnologia post moderna si trova a dover affrontare problemi completamente opposti a quelli che caratterizzavano la contestazione degli anni 60/70, oggi si pone con sempre maggiore evidenza il problema di porre un “freno” alla libera espressione della sessualità e la mancanza di regole, Infatti da più parti si sente sempre più l’esigenza di ricerca di modelli e di valori che restituiscano una dimensione più autentica al “sentimento” contro le false illusioni indotte dal mondo virtuale dalla tecnologia. Troppo spesso il sesso viene proposto alla stregua di un banale prodotto di “consumo” da usufrire al bisogno senza inutili coinvolgimenti affettivi e soprattutto evitando il più possibile l’assunzione di responsabilità, che implichino legami e quindi inutili “sofferenze” dovute alle responsabilità di un sano rapporto di coppia. Il processo evolutivo di “mentalizzazione” del piacere sessuale se da una parte ha ampliato notevolmente la gamma degli stimoli erotici e dei modelli di comportamento sessuale; dall’altro ha determinato una maggiore vulnerabilità del piacere e del benessere psicofisico e questo spiegherebbe l’alta incidenza delle turbe sessuali.

Il ruolo della mindfulness della terapia dei disturbi sessuali.

Nella terapia delle cosi dette disfunzioni sessuali l’obiettivo principale dovrebbe essere quello di sanare lo squilibrio che si è venuto a determinare tra sessualità intesa come rappresentazione a livello cognitivo cioè la sua menalizzazione e l’attivazione corporea, per cui questo delicato equilibrio è compromesso da condizionamenti derivanti da esperienze sbagliate e da schemi disfunzionali appresi nel corso dell’esperienza precoce nella prima e seconda infanzia. In realtà l’approccio coerente con i principi di un approccio di terza generazione Mindfulness Schema Therapy dovrebbe agire esattamente in una direzione contraria a quella tradizionale, cioè, invece che intervenire solo sulle strutture superiori dovrebbe prevedere un percorso inverso basato sulla disidentificazione cioè con il blocco dell’attività automatiche del pensiero i cosidetti processi top-down e favorire l’attivazione dei sistemi somatosensoriali che regolano le emozioni. Il soggetto attraverso la pratica della Mindfulness recupera un rapporto con i propri sensi, la consapevolezza corporea e il piacere fisico esattamente come è riportato nel protocollo MBSR di Kabat Zinn. D’altronde le teorie proposte dei pionieri della sessuologia Master&Johnson (70) e successivamente della Kaplan, proponevano come procedura importante dei disturbi sessuali la “focalizzazione sensoriale” come ricondizionamento orgasmico e controllo dei processi di autoregolazione del piacere, la tecnica è tutt’ora utilizzata per la soluzioni di diverse problematiche sessuali (Impotenza, eiaculazione precoce, anorgasmia ecc) è molto conosciuta in sessuologia perché ha come obiettivo principale il ricondizionamento orgasmico del soggetto attraverso il blocco della attività immaginativa e l’esplorazione del corpo in stato di mindfull. In altre parola si tratta di istruire il soggetto ad una maggiore concentrazione su quello che sente e non su quello che pensa per sviluppare una “sessualità consapevole”. Il trattamento proposto dal nostro centro è in grado di proporre soluzioni efficaci e alternative alle terapie sessuali tradizionali.